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venerdì 23 maggio 2014

Il carciofo come il maiale: non si butta via nulla!


Un po’ come succede per il maiale nel mondo dell’allevamento animale, anche del carciofo non si butta via nulla: i suoi ‘capolini’, infatti, cotti o crudi, sono impiegati nella preparazione di antipasti, primi piatti e contorni e non si contano le ricette che li riguardano. L’industria conserviera, poi, li utilizza sotto forma di carciofini sott’olio, di cuori di carciofo in salamoia o al naturale, senza dimenticare la produzione di surgelati, disidratati, liofilizzati, oppure li trasforma in creme e purée;

i germogli, imbiancati mantenendoli sotto terra, sono spesso adoperati in cucina per il loro sapore molto simile a quello dei cardi;
le foglie, invece, oltre a risultare utili per l’estrazione dei principi attivi per i liquori, i prodotti farmaceutici, i cosmetici, i dolcificanti ipocalorici, costituiscono un ottimo alimento per il bestiame per il loro basso costo unito a un alto valore nutritivo. La fitoterapia le utilizza per decotti amarissimi al gusto ma capaci di abbassare, e non di poco, il tasso di colesterolo e di trigliceridi presenti nel sangue;




le sue radici e i suoi rizomi risultano utili nella preparazione di infusi per stimolare le funzioni epatiche, diuretici e leggermente lassativi;

gli scarti della lavorazione industriale del carciofo sono impiegati per l’estrazione di fibre, per la produzione di alcol, come mangime per il bestiame.

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