Un po’ come succede per il maiale nel mondo
dell’allevamento animale, anche del carciofo non si butta via nulla: i suoi ‘capolini’, infatti, cotti o crudi,
sono impiegati nella preparazione di antipasti, primi piatti e contorni e non
si contano le ricette che li riguardano. L’industria conserviera, poi, li
utilizza sotto forma di carciofini sott’olio, di cuori di carciofo in salamoia
o al naturale, senza dimenticare la produzione di surgelati, disidratati,
liofilizzati, oppure li trasforma in creme e purée;
i germogli, imbiancati mantenendoli
sotto terra, sono spesso adoperati in cucina per il loro sapore molto simile a
quello dei cardi;
le foglie, invece, oltre a risultare
utili per l’estrazione dei principi attivi per i liquori, i prodotti
farmaceutici, i cosmetici, i dolcificanti ipocalorici, costituiscono un ottimo
alimento per il bestiame per il loro basso costo unito a un alto valore
nutritivo. La fitoterapia le utilizza per decotti amarissimi al gusto ma capaci
di abbassare, e non di poco, il tasso di colesterolo e di trigliceridi presenti
nel sangue;
le sue radici e i suoi rizomi risultano utili
nella preparazione di infusi per stimolare le funzioni epatiche, diuretici e
leggermente lassativi;
gli scarti della lavorazione industriale
del carciofo sono impiegati per l’estrazione di fibre, per la produzione di
alcol, come mangime per il bestiame.
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